Abstract
I comportamenti messi in atto dalle imprese per far fronte alla crisi sono stati realmente utili?
Per poter dare una risposta alla succitata domanda, si è deciso di svolgere un’analisi di sopravvivenza, precisamente in un periodo che va dal 2019 al 2021, su un campione di quasi novemila imprese eterogenee tra loro per dimensione e paese europeo di appartenenza.
La prima evidenza empirica riscontrabile è un tasso di chiusura delle imprese europee che si aggira intorno al 21%. Dal momento che la letteratura è scarna in materia, si è deciso di concentrarsi sulle piccole e medie imprese e, in particolare, sulle nuove forme di organizzazione del lavoro, sulla distribuzione dei prodotti e sul supporto finanziario pubblico che vengono utilizzati come moderatori degli impatti del Covid-19 sulla mortalità delle imprese stesse.
Per far ciò, si è partiti dall’analisi di Kaplan-Maier vale a dire un’analisi che si basa sulla costruzione delle curve di sopravvivenza e sul loro confronto, esse infatti misurano il rischio di uscita dal mercato delle imprese lungo un determinato orizzonte temporale. Successivamente, viene costruito il modello di Cox per l’analisi di sopravvivenza, che è basato su un’analisi di regressione semi-parametrica ovvero un modello di regressione con rischi parzialmente specificati. In particolare, il modello studierà gli effetti delle diverse componenti sulla morte delle imprese durante la pandemia generata dal Covid-19.
Per concludere, i risultati rivelano come i comportamenti messi in atto dalle imprese per far fronte alla pandemia, come le nuove forme di lavoro (ad esempio lo smartworking), i nuovi modelli di business (come la consegna a domicilio di beni o servizi) oppure i finanziamenti straordinari governativi, abbiano aumentato notevolmente le probabilità di sopravvivenza delle imprese europee alla pandemia da Covid-19.